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IMMAGINANDO…
IMMAGINANDO…
Immagino di essere sdraiata seminuda al centro di un grande letto matrimoniale. Immagino me stessa indossare le solite mutandine di pizzo bianco trasparenti. E un paio di calze autoreggenti, nient’altro:il seno è nudo. Immagino il mio compagno seduto su di una poltrona, apparentemente calmo, rilassato. Immagino che intorno a me ci siano altri tre uomini nudi. Immagino i loro sguardi pieni di desiderio che perlustrano concupiscenti ogni centimetro quadrato del mio corpo. Immagino di divaricare un po’ le gambe per favorire quegli sguardi:so bene che così facendo le grandi labbra si dischiuderanno, il tessuto leggero delle mutandine si tenderà e, in trasparenza, in mezzo alla folta boscaglia della peluria scura,sarà appena visibile la rosea carne della mia fessura. Immagino la mia agitata eccitazione per quella sconvolgente esperienza che mi sono decisa a realizzare. Immagino, sento, percepisco nell’aria, nella mia mente e in tutti e cinque i corpi un concentrato di eccitazione crescente che sta per esplodere. Immagino di aver deciso di abbandonare senso di vergogna e regole. Immagino di abbandonarmi, di cedere al solo piacere di quei tre corpi vibranti e sconosciuti che altro non aspettano se non di placarsi nelle profondità del mio, di corpo.
Immagino di vedere i tre membri eretti, vigorosi in ansiosa attesa di penetrarmi ovunque vi sia un ingresso disponibile in me. Attendono solo un mio cenno. Immagino di ritardare la loro attesa e nel frattempo li guardo, li ammiro: sono tutti grossi e lunghi ma diversi tra loro nel colore della pelle, nelle nervature che li ricoprono. Immagino di avvertire un’ansia di toccarli, di palparli e poi…di averli. Immagino di fare il cenno e immagino di vederli accostarsi a me. Immagino di pensare, in un primo momento di dire loro cosa devono fare. Poi invece immagino di chiudere gli occhi e di lasciarmi andare ai loro desideri. E immagino di sentire una mano, non so di chi, che mi stringe un seno e un’altra che accarezzandomi energicamente un coscia mi si infila tra le gambe e sale, sale…
finchè mi sento toccare l’inguine. Immagino delle labbra che si appoggiano su di un capezzolo delicatamente e immagino una lingua che inizia a vorticare lì sopra e poi la bocca vorace prenderlo e succhiarlo, non più delicatamente ma con forza, Immagino di sentire i denti mordermi e farmi un po’ male…ma immagino di lasciarlo fare. La mano, la sotto, si è introdotta oltre il fragile riparo delle mutandine e mi sta frugando ovunque sia possibile, ansiosa, come alla disperata ricerca di un oggetto prezioso smarrito da quelle parti. Finalmente trova ciò che sta cercando e io me ne accorgo perché avverto l’ingresso dentro di me, nella mia carne umida, prima di uno e poi di due ed infine tre dita che si muovono al mio interno rovistandomi freneticamente, febbrilmente, tanto da avvertirne un lieve dolore. Ma immagino di aprire di più le gambe per favorire meglio quel massaggio nervoso. Nel farlo immagino di sentire le dita entrare più in profondità e immagino che il piacere sia più forte del dolore. Mentre immagino di sentire un’altra bocca avventarsi sull’altro seno. Immagino di non riuscire più a contare le mani, le bocche che sono intente a divorarmi, a frugarmi, leccarmi, toccarmi,succhiarmi… Poi immagino che la mano là sotto, aiutata dalla compagna, mi strappi di dosso le mutandine. Immagino di tenere sempre gli occhi chiusi, non riuscirei ad aprirli, ora. Perché il desiderio, l’eccitazione, l’agitazione e un altro mare di emozioni provocate da quei contatti roventi, tengono talmente impegnati tutti gli altri sensi, che la vista di quanto mi sta accadendo sarebbe troppo. Immagino infatti di udire i sospiri affannosi intorno a me degli “altri”che giungono un po’ ovattati alle mie oracchie, coperti dal mio di respiro, anch’esso sempre più affannoso, denso. Un solo senso, oltre alla vista, non è impegnato:il gusto. Ma mentre muovo la testa da un lato all’altro, delirante, due mani l’afferrano per bloccarne il movimento. E,subito dopo, immagino di sentire un contatto, fra mie labbra, che mi sorprende dapprima per qualche istante, e istintivamente spalanco gli occhi:un membro grande e turgido, che a quella distanza ravvicinata mi pare enorme, sta tentando di introdursi nella mia bocca e, dopo una lieve pressione…dischiudo le labbra e morbidamente lo lascio penetrare. Richiudo gli occhi: ora anche quel quarto senso è appagato. Immagino di sentirne il sapore e immagino che mi piaccia. Immagino di cominciare a muovere la testa avanti e indietro facendo scorrere attorno all’asta rigonfia le mie labbra. Poi…ho un sussulto, un fremito forte: una testa si è infilata tra le mie cosce, tuffandone il volto fra i mei peli. E una lingua ha cominciato ad insinuarsi, prima tra le grandi labbra, viaggiando lungo tutto il percorso disegnato dalla mia apertura e infilandosi poi dentro, nella mia più profonda intimità. Immagino che mentre questo accade, i miei fianchi si protendano, le mie cosce si divarichino il più possibile per meglio accogliere quell’inebriante ingresso. Immagino di voler guardare, devo guardare e infatti apro gli occhi: oltre a sentirlo al tatto, vedo il grosso pene che mi sta scopando la bocca e che si muove convulsamente, tentando, ad ogni spinta, di cacciarmelo sino in gola. Volto lo sguardo e vedo le mie cosce spalancate e, fra di loro, la testa di uno sconosciuto che sembra voler mangiare la mia fica, tanta è la foga e la passione che mette nel baciare il mio sesso. Immagino che la vista di tutto questo provochi un aumento esponenziale della mia eccitazione. Richiudo gli occhi e mi concentro sul membro dell’altro estraneo che mi sta riempiendo la bocca.. Ma il mio braccio fa un movimento non programmato, istintivo e la mano urta inavvertitamente il pene durissimo dell’uomo che è inginocchiato alla mia sinistra e che non ha mai smesso di torturarmi con la sua bocca un capezzolo, ormai teso e inturgidito al punto tale che immagino stia per scoppiare. Prendo a roteare la lingua sul glande gonfio ed inturgidito come il mio capezzolo, per poi divorarlo letteralmente con avidità riprendendolo affannosamente tutto nella bocca mentre la mia mano sinistra afferra, avvolge quel pene abbandonato che ho incontrato pochi istanti prima quasi per caso e prende istintivamente a masturbarlo, lentamente ma stringendolo forte perché le mie dita possano saggiarne il vigore, la potenza. E immagino che laggiù, fra le mie gambe, dentro di me e da lontano, stia iniziando una specie di terremoto. Immagino che non vorrei che finisse così, subito. Immagino che un’occasione come questa non si presenterà mai più. E immagino di volere di più, una volta che ci sono, molto di più. Immagino di sfilarmi dalla bocca il pene del quale ho avvertito i primi sussulti. Immagino di fermare la mano. Immagino che sarebbe difficile fermare loro, gli estranei, proprio adesso, senza spiegare loro il perché. Immagino allora di voltarmi di s**tto, togliendo dalla bocca affamata di quello la sotto, il suo pasto. Immagino di ordinare perentoria a quello che ho smesso di masturbare: “sdraiati sulla schiena, adesso,subito…” Immagino che lui obbedisca e immagino di arrampicarmi sopra di lui offrendo alla sua bocca affamata i miei seni che dondolano sul suo viso sfiorandolo con la punta dei capezzoli tesi. Immagino di aprire le gambe e di ingoiare con il mio sesso ormai largo e bagnato, fradicio di umori, il suo sesso con un rapido movimento del bacino. Immagino di guidare io la danza selvaggia ruotando i fianchi e spingendomi in avanti con forza per farmi penetrare il più possibile. Immagino che quei movimenti, visti dagli altri due mettano in mostra le mie natiche che ogni volta che mi ritraggo si dischiudono quel tanto che basta per far vedere il solco che le separa e, fuggevolmente, il mio forellino posteriore. Immagino che questo sarebbe un tacito ed irresistibile invito. E infatti immagino di sentirmi infilare fra quelle natiche la punta di uno qualsiasi dei membri dei due maschi, immagino di avvertire una forte pressione lì dietro e immagino di percepire l’irresistibile voglia di aprirmi, di sfondarmi, di penetrarmi, di spaccarmi, senza nessuna cautela. Ma immagino che in fondo è quello che voglio. E il mio desiderio osceno si avvera:la pressione diviene prepotente, furiosa e due mani mi aprono con forza le natiche per favorire l’imminente sodomizzazione. E immagino che il membro dopo qualche frazione di secondo vinca la resistenza naturale che gli si oppone e che è aumentata dalla mia istintiva paura per ciò che sta per avvenire ma che la mia immaginazione vuole che avvenga. Perciò mi impongo di rilassarmi, di concedermi, di aiutarlo in questo modo ad entrare da lì nel mio corpo. E subito immagino di sentirmi sfondata, aperta, riempita senza pietà:quel corpo estraneo ha iniziato il suo ingresso. Immagino che il male mi dovrebbe fare urlare. Ma anche il piacere. E immagino di farlo, ed è un urlo soffocato, un gemito:”non così forte…” mormoro. E penso:”più forte, ti prego…” E immagino che la mia preghiera nascosta verrebbe subito esaudita: le due mani mi afferrano saldamente i fianchi, facendo leva su di loro per meglio e di più spingere quel membro del quale apprendo con dolore stupito misto a piacere, la grandezza: turgido nel mio ventre quel cazzo grosso,turgido e vibrante mi incula, è dentro di me, si immerge a profondità abissali e sconosciute. Mentre anche l’altro pene che ho nella fica è affondato nel mio ventre. L’unico a potersi muovere agevolmente è quello che mi sta sodomizzando abbarbicato alla mia schiena e ne approfitta: lo estrae quasi fino ad uscire per poi reimmergerlo tutto, sino all’ultimo millimetro e prende a scopare il mio culo, sempre più forte, sempre più in fondo, sempre più veloce, sempre più ansimante e più desideroso di rompermi. Ma immagino di sentirmi ormai aperta, disponibile ad inghiottirlo e il male, che pure c’è, annega nel piacere terribile, oppure le due cose si fondono insieme ma immagino di non saperlo e immagino che non m’importerebbe e immagino che mi lascerei prendere, mi abbandonerei e aiuterei con i miei movimenti, quel violento, meraviglioso assalto. Quello che sembra avere deciso di passarmi da parte a parte, passando attraverso il mio ano, nel ritrarsi, alleggerisce il suo peso su di me e ne approfitto e anch’io per ritrarmi un poco. Subito dopo vengo rischiacciata contro il corpo dell’altro che sta sotto di me. Immagino che sarebbe una sensazione terribile e violenta. E sublime insieme. Ma immagino che a quel punto non mi basterebbe e mi chiederei:”dov’è l’altro?…voglio l’altro!” Immagino che staremmo sdraiati sul letto per la sua larghezza , con il capo di quello che sto scopando, reclinata oltre il bordo E immagino che “l’altro”, il terzo, non si farebbe attendere e mi infilerebbe, in piedi davanti a me, il suo cazzo palpitante nella mia bocca, che non attende altro. Immagino che sarei alla mercè dei tre uomini, immagino cha se volessi ritrarmi non potrei farlo, così schiacciata fra i due corpi, presa, posseduta con selvaggio furore, con tutti i miei buchi riempiti.
Ma immagino che non vorrei ritrarmi, non ora. Immagino di avvertire le vibrazioni, i sussulti di quei membri ormai tesi allo spasimo. E il ritmo frenetico ed asincrono dei colpi, delle spinte. E i loro gemiti, i loro respiri grossi, affannosi. E immagino di sentire il mormorio di parole e frasi oscene:”si…fatti spaccare il culo”, “ora ti sborro la sorca…”,”Succhiami il cazzo, brava, così…ancora…” E immagino le mie risposte con il pensiero:”Si…sfondamelo, rompimelo e poi riempimelo…e tu spingimelo di più dentro nella mia fregna, non senti che non vuole che questo?..oddio…che bello!…fra un po’ quest’altro mi sborrerà in bocca…”. Immagino l’accellerazione dei movimenti che diventano frenetici, ansiosi, quasi rabbiosi. Il mio sfintere è ormai aperto e cedevole, morbido alle spinte sempre più violente, feroci e non avverto più dolore ma solo uno smisurato, indescrivibile, immenso piacere. Immagino di sentire nascere e crescere dal mio ventre e attraversare come una scarica elettrica tutto il mio corpo, le ondate gonfie di un orgasmo imminente. Sento la vagina stringersi attorno al pene che la riempie e l’ano contrarsi attorno all’altro. Immagino di percepire, rimanendone estasiata, le prime impennate dei membri che mi stanno dentro in ogni parte del mio corpo. Quello davanti a me si ritrae, me lo sfila di bocca e io mi chiedo il perché.La risposta la dà la sua voce roca:”voglio sborrarti in faccia…voglio schizzarti il viso…” Immagino allora che le immagini, per qualche istante, vadano a rallentatore: a pochi centimetri dal mio viso, vedo la bocca sulla punta di quel pene gonfio e teso allo spasimo, dilatarsi e vedo che sputa verso di me un denso getto di liquido bianco. Immagino che il corso degli avvenimenti riprenda di s**tto il ritmo normale e immagino di sentire quel liquido schiaffeggiarmi il volto. E sento poi colare un rivolo caldo e denso dal mento alla gola. Ma non voglio che sia solo così e mi precipito a riprenderlo in bocca, giusto in tempo per avvertirne un altro sussulto e poi un nuovo, prepotente getto che mi riempie la bocca. Ne sento un attimo il sapore intenso. Poi deglutisco bevendolo, avidamente assetata. Immagino di perdere il senso del tempo e dello spazio e di abbandonarmi ad un orgasmo di rara intensità e lunghezza proprio quando, mentre continuo a succhiare e bere lo sperma del cazzo che ho in bocca, il mio ano e la mia fica si contraggono con violenza e percepisco distintamente un forte irrigidimento del membro che mi sta sodomizzando e poi…la cas**ta impetuosa che mi scaraventa dentro, là dietro. E poi ancora…ancora…ancora… Mentre anche nella mia vagina l’altro, come piegato, vinto dalle mie violente contrazioni, mi catapulta all’interno, riempiendomi di sperma anche lì, un potente fiotto…e poi un altro…e una altro ancora.
Ormai ogni ritegno o pudore annega nel piacere voluttuoso, violento. Immagino di udire i miei e i loro lamenti, il mio ed i loro respiri che somigliano più a rantoli, immagino i nostri corpi alla frenetica ricerca, tramite movimenti convulsi, quasi disperati, di dare e darsi il massimo piacere.
E poi…sperma, tanto sperma che mi inonda la bocca, la fica, il culo. Così tanto che non riesco a contenerlo e fuoriesce dal sedere andando a mischiarsi, colando lungo il solco che separa i glutei, con quello che mi ha iniettato l’altro che mi sta scopando e che fuoriesce dalla vagina. Immagino di pensare:”oddio… quanto è bello…” Immagino di sentire rivoli tiepidi filtrare fuori delle mie labbra. Immagino di accogliere nel mio corpo fino all’ultima stilla di energia dei tre e assaporo sino all’ultima, timida contrazione, il mio spaventoso orgasmo.
Poi, dopo avere asciugato con la lingua e ingoiato anche l’ultima goccia emessa dal pene a cui ho fatto quel pompino, lo lascio e mi abbandono esausta, sfinita sul corpo sfinito sotto di me mentre dietro e sopra di me si abbandona esausto il corpo di colui che mi ha voluto sodomizzare, col suo membro ancora immerso nel mio ano. Dopo pochi istanti immagino che lui si solleverebbe da me e che io mi solleverei dall’altro. Immagino che, con gli occhi chiusi, mi sdraierei a pancia sotto sul letto disfatto. Immagino che sentirei solo i rumori dei tre che si stanno vestendo e poi…la porta chiudersi dietro di loro. Immagino di sentire i pochi passi che il mio compagno deve fare per raggiungermi. Immagino di sentire il suo membro conosciuto introdursi nel mio sedere ancora bagnato, largo ed ospitale. Immagino di sentirmelo spingere dentro forte, con gelosa rabbia.. Immagino di sentirlo scorrere con facilità immergendosi nello sperma che l’altro, lo sconosciuto, mi ha lasciato. Immagino la sua voce roca dirmi:”ti è piaciuto, brutta puttana?..l’ho visto, l’ho sentito come hai goduto!..dillo! ti sei fatta scopare da tre cazzi di tre montoni contemporaneamente e li hai soddisfatti tutti!..” Immagino che risponderei:”Si…mi è piaciuto, ho goduto…e adesso godi pure tu:spaccami il culo, sfondami se puoi!” Immagino che lui mi pomperebbe selvaggiamente dicendo:”no che non posso:te l’ha già sfondato quell’altro…però voglio sborrarti dentro dove ti ha appena sborrato lui…” Immagino che la sua resistenza sarebbe, al colmo dell’eccitazione, brevissima. E immagino che mi inonderebbe , mischiando il suo liquido a quello dello sconosciuto. E immagino che, nel percepire il suo godimento, godrei nuovamente anch’io.
Immagino che dopo poco riaprirei gli occhi e mi guarderei intorno, con lui sdraiato al mio fianco, come tante altre volte, come se nulla fosse accaduto. E immagino di chiedermi se in realtà è successo, qualcosa. Magari è stata solo la mia fantasia. Immagino di chiedermelo, si…ma immagino che non saprei e non vorrei darmi una risposta. Correrei a scrivere questo racconto.
Bacini