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la puledra domata cap 3-i demoni
erano passati 4 giorni da quando si erano lasciati la porta dell’albergo alle spalle,uscì prima lei,poi lui dopo mezz’ora;i patti erano chiari,niente chiamate,niente messaggi,si sarebbe fatta viva lei.
da 4 giorni lui camminava ad un metro da terra,aveva un sorriso grande come la curva della luna nascente,non face altro che pensare a lei,a quello che era successo,a cosa si erano detti,e a cosa avrebbe dovuto dirle.andava a lavoro,in palestra usciva con gli amici e gli sembrava che le giornate fossero cortissime;solo quando fissava il telefono il tempo sembrava fermarsi.
finalmente se l’era scopata,aveva realizzato quel desiderio,era stata sua,e quel suo modo di abbaracciarlo nel momento della separazione gli aveva fatto completamente perdere quel poco di raziocinio che gli rimaneva,si vedeva già con lei,insieme.per sempre;se lo aspettava,si conosceva erano queste le ansie che lo tormentavano prima di incontrarla:
-ma se questo è l’amore me lo prenderò- e sorrideva.
erano 4 giorni però che non la vedeva passare come al solito dal ritorno dalla spesa,o dal parrucchiere o da qualsiasi altra sua commissione voleva solo poterla vedere per sentire il suo cuore sobbalzare.
lei era tornata alla sua vita di moglie,appena tornata in città dall’incontro con lui l’aspettava la casa che aveva lasciato per concedersi quelle due ore di stacco.ora era tutto come prima.
il giorno dopo si alzò prima del solito,preparò il caffè e appoggiata alla cucina fissava il nero contenuto della tazza bollente;cominciò a bere a poccoli sorsi.si bruciò la lingua quando improvvisamente gli venne in mente lui.
dopo dieci minuti entrò nella doccia,aprì l’acqua e lasciò che gli massaggiasse il corpo
-che cazzo hai fatto- pensava
lavava il suo corpo,e sentiva un crampo allo stomaco,una sensazione di rabbia repressa,diede un pugno sulla parete della doccia,chiuse l’acqua e uscì.
sentì aprire l’uscio della porta,era il marito che tornava dal suo viaggio di lavoro;in accappatoio gli corse incontro,gli saltò in braccio,lo baciò.
chiusero la porta della camera da letto dietro di loro.
erano passati dieci gioni lui camminava ora in preda ad un’ansia mista a speranza;sapeva che la situazione poteva sbloccarsi da un momento all’altro;a volte sentiva il telefono vibrargli in tasca,ma appena visualizzava il display non c’era nessuna notifica.si imponeva di restare calmo,ma spesso perdeva la pazienza sensa motivo.
era appena uscito tal tabaccaio sotto casa sua quando all’improvviso la vide:arrivò col suo SUV grigio metallizzato,la vide dal finestrino,occhiali da sole,capelli ancora raccolti in una coda come quel giorno,pendenti alle orecchie:bella truccata,profumatissima.
parcheggiò centro metri più avanti fuori al centro estetico,lui si incamminò verso di lei,ma si fermò all’angolo del bar a cinquanta metri,accese una sigaretta e si sedette ad un tavolino.
lei non l’aveva visto,scese dalla macchina e indossava un jeans chiaro attillatissimo,un giubbotto corto col argento e un paio di tacchi neri,camicetta nera,occhiali neri come la notte.salutò calorosamente un’amica che l’aspettava ed entrarono.lui rimase pietrificato col cazzo di marmo nelle mutande,quasi veniva dall’eccitazione;il cuore batteva,lo stomaco gli salì in gola.
entrata nel centro lei e l’amica si sedettero in attesa del loro turno:
-ahahahaha,e poi sono andata in questa piscina magnifica con acqua bollente fino a cento gradi,la devi provare cara,una sensazione indescrivibile,una SPA da nababbi-le disse l’amica
-noi abbiamo prenotato un resort in Kenia,sai non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle questa città,con tutto il lavoro,lo stress,e la maleducazione che c’è quì;vogliamo un pò di tempo solo per noi,sai i nostri mariti con tutti gli impegni che hanno non hanno quasi mai tempo per noi donne.-
-hai ragione,anche mio marito dice la stessa cosa,ma con le aziende,come si fà a mollare tutto;io gli dico delega qualcuno..non so..una persona di fiducia,ma lui niente:vuol tenere tutto sotto controllo.
-mio marito è tornato da poco da un viaggio a Londra,è stato alla City,sai cose bancarie che sanno loro,per fortuna che quì sà come far filare gli impiegati e operai,ma lo vedo molto,molto stressato-
-meno male che noi abbiamo scelto di non entrare nelle loro cose,cara-chiuse l’amica
-vero..,almeno ci godiamo qalche privilegio…c’è qualcosa che devi dirmi?-disse lei
-ti spiegherò quando saremo dientro,tu novità?-
-NO!-
uscì dopo tre ore,lui era rimasto la fuori,ora l’avevano raggiunto due amici,si beveva birra,ma a stento riusciva a togliere lo sguardo dal suo Suv;lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava.
era sabato,un sabato piovoso uno di quelli in cui è molto meglio restare a casa che uscire,nonostante tutto decise di uscire con i soliti amici a mangiare una pizza,così tanto per non rimanere a casa;ormai la rabbia era passata,ma il pensiero martellante di lei non si toglieva dalla testa,ma ormai aveva capito che con lei funzionava così.
-prima o poi chiamerà pensava,lo sapevi che è sposata e che tu verrai sempre dopo-
si radeva allo specchio e non potè non notare il velo di tristezza nei suoi occhi
-vorrei anche solo un messaggio.
anche lei si preparava ad uscire nonostante non ne avesse voglia
-ma dobbiamo proprio con questo tempo?guarda che il camino è ancora acceso-disse lei
-si dobbiamo,i coniugi Tovalieri ci aspettano,sai che ci tengo alla loro amicizia-rispose il marito facendole l’occhiolino-io sono pronto ti aspetto in garage.-
sbuffò mentre iniziava a truccarsi.
-sono di una noia mortale quei due,ma perchè non ce ne andiamo a ballare…-
chissà il mio chico come sta-pensò infine
alle 22 in punto lui arrivò in pizzeria,mentre gli amici raggiungevano il tavolo decise di andare prima un’ attimo al bagno;lo trovò occupato.aspettò.passarono giusto alcuni minuti,nell’attesa stava guardando il suo profilo social sul telefonino,e controllò anche quello di lei nonostante non potesse chiederle l’amicizia;fù in quel momento che sentì la porta del bagno aprirsi,alzò gli occhi e si trovò di fronte lei insieme ad un’altra donna.impossibile non vedersi,ma lei non tradì la minima emozione,o sorpresa,o scoramento.fù impassibile,come se davanti a lei ci fosse un perfetto sconosciuto,passò oltre continuando a parlare con la signora Tovalieri.
lui andò in bagno ma non riuscì nemmeno a pisciare.
lei andò al suo tavolo,seduta accanto al marito.aveva un completo nero molto sobrio che lasciavano intravedere le sue forme.parlava,rideva,ascoltava,ogni tanto appoggiava la testa sulla spalla del marito;lui era seduto a due tavoli da lei,ce l’aveva di fronte non riusciva a concentrarsi su nessun altra cosa che non fosse lei,ma lei niente,per tutta la serata non alzò mai gli occhi in sua direzione,mai un cenno di imbarazzo,era come se non esistesse.
-che troia- pensò-che attrice…-
aveva il broncio,se ne accorsero gli amici che cominciarono a chiedergli come mai fosse di così poche parole quella sera
-sono stanco,sarà il tempò-rispose.
due tavoli più avanti l’aria era molto più fresca,lei come una vera donna mondana intratteneva discorsi con tutti sia con il marito al quale non negava mai l’appoggio sia ai coniugi ai quali lodava la capacità di trasformare un grigio sebato invernale in una piacevole serata tra amici,anzi auspicava che cne ne fossero altre di serate come quelle,magari in una vacanza comune.
lei andò via prima e come era successo al bagno non lo degnò di uno sguardo.
lui passò il resto della notte sul divano di casa a bere birra.
erano passati 2 giorni e come tutti i lunedì andò in palestra verso le 4 del pomeriggio,dopo essersi cambiato nello spogliatoio entrò in sala,e come sempre per prima cosa andò a fare riscaldamento sul tappeto;impostò la durata,la pendenza e la velocità,iniziò a correre.passarono 3 minuti e qualcuno salì sul tappeto accanto al suo,non ci fece caso ma sentì un
-ciao-
era lei.il cuore si fermò per qualche istante.iniziò a sudare.
-ciao,che ci fai quì-rispose
-mi sono iscritta oggi-disse sorridendo
-ah..io ci vengo da tre anni ormai.-
-lo so-rispose-e gli mostrò tutti i denti
-devono essere simpatici i tuoi amici-disse lei provocatoria
-penso che anche i tuoi lo siano,ho visto che ti divertivi…-rispose lui
-io invece ho visto che ti annoiavi-
fermò il tappeto.
-senti che vuoi?-disse lui accigliato
-ti ho guardato con la coda dell’occhio,ma non potevo farti il minimo cenno-
-allora devi avere una coda come quella di un coccodrillo,perchè io non ho visto nemmeno che muovevi la testa in mia direzione,sicura che non ti sia venuto il torcicollo?-
-sai la situazione.-e se ne andò
passarono dieci minuti e la raggiunse alla panca degli addominali
-senti,hai ragione,non potevi muoverti,ma in queste 2 settimane non mi hai mandato nemmeno un messaggio,e io non posso cercarti,mettiti nei miei panni.-
-sono state 2 settimane intense per me,io sono pur sempre una moglie,e tu per me non sei un’amante,non volevo ferirti,comunque mi sono iscritta quì perchè so che ti trovo.-
-non sono un’amante ma mi cerchi,io non capisco.-
-sei il mio gioco.lo sai.-e andò via di nuovo.
era chiaro che lui poteva dominarla sul piano fisico,ma dal punto di vista mentale lei lo superava in astuzia e cinismo.
due ore dopo uscì dalla palestra,entrò nel parcheggio posò la borsa e salì in macchina,accese lo stereo e mise in moto,quando sentì bussare al finestrino.era lei.
gli aprì la portiera e la fece salire.
-togliamoci dalla luce,vai nell’angolo laggiù a destra.-
ci andò,erano nel punto in cui il parcheggio confinava con una zona abbandonata ricoperta di piante e alberi,non arrivava la luce dei lampioni.
fu un attimo. mise la mano sulla leva sotto il sediolino di lui e lo fece scivolare più indietro che poteva,senza alzarsi si fiondò con le mani sul suo cazzo,lo cercò moscio com’era da sopra la tuta;si accorse che man mano stava crescendo sotto il suo tatto,gli carezzò ancora il cavallo della tuta;quando vide che era quasi pronto lo tirò fuori,era mezzo moscio,la se lo infilò tutto in bocca;cominciò a scendere facendolo indurire dentro di lei,poi lo tirò fuori con un’
-ahhhh…-
lo massaggiò prima,lo masturbò per alcuni secondi,alzò lo sguardo e gli disse
-ora ti succhio tutto-
lui la guardo,le appoggiò la mano sulla nuca e la spinse sul cazzo.
cominciò ad andare su e giù in un ritmo infernale,aveva fame,fame di cazzo,se lo mangiò come una banana,scoparve sotto le sue labbra;lui l’accompagnava con la mano sulla testa.
-dai,dai troia succhia,mangiati il cazzo-
al sentire le sue parolacce lei cominciò a pompare con ancora più forza,poi lo tirò fuori dalla bocca
-ahhhh,mmmmmmm…-
lo leccò tutto dalla base fino alla cappella,la morse.
lui gli ordinò:
-baciami la cappella,brava così…uhhhh…continua ora succhiala,voglio che mi succhi solo la cappella…-
lei se la mise in bocca,cominciò a succhiarla,a tirarla
-dai…ahhhhhh tira,uhhhhh zoccola,succhia forte…-
-si sentì il rumore di una macchina,e subito dei fari illuminarono la zona circostante.lei si fermò.rimase ferma con la cappella in bocca,mentre lui guardava nello specchietto retrovisore…furono attimi di terrore
-sta giù non ti muovere- disse.
anche lui cercò di abbassarsi nascondendosi dietro al sediolino.
rimasero così con lei che gli massaggiava il cazzo.
il pericolo passò presto qualcuno scese e andò verso la palestra.
-dai continua-le disse-ora succhiami le palle-
lei obbedì gli abbassò ancora un pò la tuta e leccò le sue palle pelose,mentre masturbava il cazzo che nel frattempo si era mezzo mosciato.
le leccò insieme,poi ne prese una alla volta in bocca e le tirava,mentre lui godeva e ansimava….
finalmente risalì sul cazzo e ora cominciò a succhiare accompagnandosi con la mano,voleva farlo venire…
lui gli raccolse i capelli,li chiuse a cosa dentro la sua mano e l’accompagno in quel viaggio sul suo pisello
-dai che sto per venire,non ti fermare..uhhh- l’accopagnava velocemente,stava per esplodere.
poi la sciacchiò con la testa sul cazzo,glielo fece arrivare fino in gola e sborrò
-ahhh,ahhhh,ahhh,ti sborro in gola maiala,ohhhhh,è un lago….-
lei quasi non respirava ma si fece venire in fondo alla gola,sentiva la gola piena di sperma mista a saliva,il sapore e l’odore stava per nausearla ma non si mosse,lo voleva,quando si accorse che il cazzo stava per sgonfiarsi cominciò andare su e giu,poi ingoiò tutto e rileccò la cappella ancora sporca di sborra
-che pompa…-disse lui-
lei aprì un attimo la portiera,sputò il resto che le rimaneva in bocca e si pulì con un fazzolettino.
-ti volevo-gli disse-sono state 2 settimane difficili,questo è un momento particolare-
-io non so cosa vuoi da me,non so come finirà,ma voglio viverti fino in fondo- disse lui-
– tu plachi i miei demoni, ma non sei il mio amante,non sei mio marito,non sei il mio AMICO.
SEI MIO E BASTA