Tentativo

Tentativo
IL TENTATIVO. (ambientato in un prossimo futuro in Italia).

Anni di ricerca, lavoro e tentativi praticamente buttati al vento.
I due ricercatori, pagati dal loro ricchissimo magnate per un suo preciso obiettivo, si guardarono sconsolati, ormai non sapevano più come fare per avere altri finanziamenti.
Lei si buttò tra le braccia di lui cercando una spalla, un appoggio e disse: “Mi viene una rabbia, maledetto, piangerei per questo!!”
Ora che tutto il loro lavoro si era fermato, dopo le simulazioni virtuali ed le cavie ringiovanite, dopo i successi scientificamente dimostrabili, ma senza uno sbocco pratico, la loro ricerca s’era arenata. Ma avevano ancora fiducia, sapevano che potevano ancora fare molto. Tanto tempo era passato. Con pochissimi risultati pratici. E dopo i recenti negativi progressi e i luttuosi fallimenti la doccia fredda. Signori si chiude!
Erano sempre stati ben pagati, il laboratorio era ancora ben fornito, ma in quanto ad effetti pratici nulla, almeno per quello richiesto trent’anni prima, il risultato era davvero misero. Certo non aiutava che Silvio insisteva da decenni per avere un risultato. Ora già prossimo agli 85 anni, il loro datore di lavoro aveva rivolto tutti i suoi fondi verso i chirurghi, che gli avevano garantito una vita piacevole e un corpo efficiente. Il team dei medici restavano ben finanziati, con risultati evidenti.
Pagati anche per il silenzio, gli cambiavano gli organi a forza di trapianti, con protesi e organi freschi. Ma il lavoro che loro due ultimi responsabili della squadra di ricerca bio-genetica, completamente falcidiata di personale portavano avanti, per gli studi sull’invecchiamento cellulare e su come fermarlo, l’eterna giovinezza con la psico-cibernetica si era rivelata solo una promessa a cui credevano ormai solo loro due.
Alle soglie dei 60 anni, i coniugi Curi, dr. Mario e dr. Monica, brillanti promesse della ricerca universitaria, strappati dai corsi di studio e una probabile corsa al premio Nobel per inseguire una chimera, erano adesso a un punto morto. Più che sicuri che nessuno si offriva per testare la loro procedura, e che dopo ripetuti fallimenti, e la morte, nascosta con la sicurezza interna di 4 volontari reclutati appositamente per testare pericolosamente il metodo.

Il loro sistema aveva un discreto successo su cavie, ma che si era rivelata fatale per il cervello umano. Altre tre persone anziane fornite da ospizi compiacenti, su cui il risultato era stato meno che scarso, e che erano stati sottoposti in seguito ad autopsie compiacenti, avevano decretato il loro fallimento. Ora dovevano in pratica chiudere tutto e sbaraccare. Figurarsi se chi li sosteneva economicamente con lo scopo di poter vivere per sempre, poteva accettare una procedura che gli dava un corpo giovane ma con il grave difetto di restare in c***. Senza cervello per goderne.

La lettera recapitata in mattinata, scritta e firmata da Silvio B. (ogni riferimento è puramente voluto) era chiara: chiudere e trasferire macchinari e il resto agli addetti, un grazie per la collaborazione, ma i tempi erano duri per le difficoltà economiche enormi. Le richieste del finanziatore, i debiti e le richieste di sequestro della moglie separata non aiutava. Per loro due miseri assegni di buonuscita e la richiesta di lasciare i loro “pass” di ingesso all’uscita serale già da quel giorno.
Tristemente, mentre Monica sistemava e si preparava
a spegnere il tutto, esternando rabbiosamente la sua
delusione, con voce disperata disse: “…ma perchè non lo facciamo noi due un’ultimo tentativo! Proviamo, la versione corretta della procedura come vuoi te, in duplex e a bassa potenza?”
“Già” rispose il marito, “come avevo sempre proposto
al vecchio coglione impaziente!”

Potevano entrare loro due, come ultima prova, nel giallo tubo di ringiovanimento, dopo le regolazioni automatiche ed aver fatto partire il timer. Provare quest’ultima variabile, destinata a cavie umane, a bassa potenza come previsto, con gli aggiustamenti dell’ultimo protocollo, anche per non aver troppi danni e tentare un’operazione ridotta di scambio proteico di minimo ringiovanimento, senza rischiar di morirne. La proposta di Monica allettò Mario che ancora ci credeva. “E se non funziona pure così, almeno chiudiamo in bellezza! Tanto alle nostre età, con le pensioni da fame che ci spettano, non possiamo certo aspettarci di meglio.”

Impostata la sequenza, entusiasticamente eccitati, i due entrarono, dopo essersi velocemente spogliati, nudi come previsto dal protocollo, nell’angusto tubo. Nudi perché non doveva esserci altro a interferire. Pure a stomaco vuoto come prevedevano le regole, visto che quel giorno l’ansia, la rabbia e la fretta li aveva tenuti a digiuno. Appena dentro si rilassarono, si abbracciarono e lui l’accarezzò. Si eccitarono entrambi mentre il timer scandiva la sequenza; la porta si chiuse e si trovarono avvinchiati. Sorridendo lei aprì le gambe per quanto poteva. Si baciarono, e lei si fece prendere, mentre la procedura iniziava a produrre le onde energetiche. Prima lente e poi sempre più potenti, sempre più traumatiche. I primi soggetti erano morti così, subito, con il cervello spappolato, ma ora la testa era meno colpita dai raggi, e protetta nel tubo, mentre lo scotimento dei corpi e l’amplesso favorito dal movimento e dalle vibrazioni, avvicinava e confondeva vibrando i corpi e le menti. Si fusero portando i due ad un’unico orgasmo. Vennero sessualmente entrambi rapidamente, violentemente, spasmodicamente. La loro pelle e i loro corpi miracolosamente rinvigorivano, diventando sempre più floridi e prestanti, mentre la testa andava in tilt, in un godimento continuo, con orgasmi su orgasmi per entrambi. Riuscivano a continuare senza rendersi conto dello scorrer del tempo per tutti i 40 minuti del procedimento, in un parossisma che avrebbe ucciso chiunque.
Potevano ora loro stessi sentire quello che si provava durante la procedura, ma quello che non sapevano era che stava per capitare qualcosa di inaspettato. Quasi al termine delle sequenze, prima dell’apertura delle porte capitò un imprevisto. Il timer si fermò a – 8 minuti. Si chiusero tutte le luci, e lentamente le macchine auto alimentate da potenti riserve iniziarono a spegnersi. Dopo che l’ultimo addetto della sicurezza era uscito, il padrone passato a verificare ed aveva staccato generatori e l’energia dall’edificio. Lentamente tutte le stanze diventarono buie, le riserve di energia finirono e tutte le apparecchiature si spensero, una alla volta, dalle meno utili fino all’ultima che forniva riserve di potenza alle residue batterie del tubo.
Al buio i loro orgasmi continui ora si affievolirono, e Mario capiva che sentiva l’orgasmo di Monica nella sua testa, questo lo eccitò ancora, e gli diede energia per un’ulteriore vigorosa erezione, ma sentì pure il suo cazzo duro dentro al corpo. Sentiva la sua barba sul viso delicato. Sentiva, si e scambiava i suoi pensieri con quelli confusi di Monica, era strano, sentire dentro di sé il proprio orgasmo mescolato con le contrazioni della vagina, e i seni che si solleticavano contro il suo petto virile. Sembrava che l’esperimento avesse funzionato, anche troppo!

“Stai bene?” La frase rimbombò nei suoi 4 orecchi! “ssssh parliamo piano” la voce di lei
“ssssh parliamo piano”
“ssssh parliamo piano”
“ssssh parliamo piano” riecheggiò un un quadruplice eco evanescente.

Posso sentire i tuoi pensieri, non parliamo. No, non serve. Che sincronia!
Che facciamo? Usciamo di qui, è tutto buio, dev’essere saltata la corrente, accidenti, se non ci libera qualcuno restiamo intrappolati qui dentro, chissà cos’è successo, Ha funzionato! come mai siamo mentalmente fusi. Calma, niente drammi, facciamo sforzo comune. Il fatto di pensare assieme, inizialmente complicato, fu un beneficio sfruttato per forzare le porte pneumatiche del tubo.
Aria, ora sudati e stanchi, ma con un vigore nuovo, potevamo aprire, uscire e rivestirci.
Anche se tutti i vestiti, dall’intimo al camice di lei erano diventati enormi e goffi, mentre quelli di lui troppo piccoli, abbandonando mutande maschili che non entravano e con il camice che copriva il pantalone stretto e semiaperto. Sistemati alla meglio sotto i camici, ed usciti furtivi dai laboratori per le uscite d’emergenza e saliti in auto, con la borsa in cui avevano messi gli hard disk e i dati dei computer.
Silenziosamente, ma con mille domande e risposte, un turbine di scambi d’informazione in testa, al punto che lui dovette chiedere un po’ di pace per concentrarsi alla guida per non schiantarsi.
Molto velocemente guidò fino a casa, discutendo mentalmente con lei, analizzando ora con più calma i fatti. Ora erano indubbiamente più in simbiosi quindi più reattivi, intelligenti e maliziosamente furbi.
Affiatati lo erano anche prima di leggersi nel pensiero, ma ora erano tutt’uno, e pure più giovani, eureka! Siamo dei geni! Connessi telepaticamente ed indubbiamente più forti, la forza necessaria per aprire il tubo era sicuramente maggiore di quella richiesta ai loro due corpi separati e lo sapevano bene.
Sicuramente era successo qualcosa di inspiegabile, e di difficilmente ripetibile. Arrivati a casa erano d’accordo sul fare assieme la doccia, e giocando si scambiarono complici e curiosi, mentalmente la “guida principale” del corpo di uno con l’altra mentre si lavavano e si strofinavano, finendo per piombare nuovamente abbracciati a letto, in un nuovo amplesso furioso. Era incredibile quello che stava succedendo, come un nuovo superpotere delle menti. Mario nel corpo di “Monica” offrì volentieri a pecorina il sesso non suo ad una Monica furiosamente virile nel corpo di un giovane “Mario”. Piaceva ad entrambi questa strana e piccante novità!
Erano anche maledettamente ed incredibilmente più lascivi e lussuriosi di prima, più giovani e coordinati in pratica a letto e nei movimenti come mai prima d’ora. Il loro riposo fu minimo, e ne fecero di tutti i colori sovreccitandosi e guardandosi, specchiandosi nella mente e negli occhi dell’altro, vedendosi ed amplificando le sensazioni, solo il fatto di essere entrambi due menti dotate, ed ora fusi nel pensiero, impedì ai due amanti di impazzire. Ma non di mescolarsi fisicamente ed impazzire di sesso.

Il mattino del giorno dopo li colse in un languido abbraccio a 69, con il pensiero godurioso che mai avrebbero potuto raggiungere apici di piacere maggiori. Se non coinvolgendo altri corpi. Porco, questo pensiero è più tuo che mio! A si? non nasconderti cara, leggo anche i tuoi desideri passati: ti vedo nella mente il ricordo di quel giovane e prestante bagnino di Jesolo di due anni fa… l’hai solo desiderato, ma ti eccita ancora, ora ti scopo come farebbe lui! Un giocattolo nuovo, questa telepatia e questa fusione mentale, da scoprire e da provare.

Una prova da fare, dopo un’abbondante e solo in apparenza silenziosa colazione, era quella di allontanarsi, per verificare se la connessione mentale era influita dalla distanza, avevano annotato scientificamente che bastava cambiare stanza per “sentirsi” meno. In perfetto silenzio i loro pensieri scandivano ordini condivisi; iniziò il “corpo di lui”, nel mattino inoltrato uscendo e guidato dalla mente di lei ai comandi dell’auto e del corpo, solo dopo 8 Km da casa iniziava a sfocare l’effetto fino a quando lui Mario, corpo e mente si ritrovò a 9 Km di distanza a cercare confusamente a ripartire per fare inversione, trovandosi nell’auto parcheggiata a motore acceso al lato della strada, ma sentì subito la richiesta mentale di lei, ora tornata in linea, come una telefonata interrotta da una galleria, di restare in contatto telepatico e di ri-allontanarsi, per provare il solo collegamento mentale, ma senza aver il controllo sul corpo di lui. Contatto perso di nuovo più o meno allo stesso punto. ( “telepatia 8 Km di raggio – restare a 4 per sicurezza” annotò lei.) Provarono in una sosta al ritorno di far di nuovo guidare lei, ma non era possibile eseguire ora il cambio di guida del corpo. Accidenti, non me siamo più capaci? Un potere perso, per sempre?

Tornando a casa, dopo un abbraccio per un bacio, fu di nuovo possibile rifare lo scambio e permettere questa volta a lui di condurre fuori il “corpo di lei”. Guidare fuori l’auto con i tacchi, difficile! Rimanendo nel raggio d’azione, fino a parcheggiare al vicino centro commerciale. Dove la mente di Mario passò perversa ancheggiando il “corpo di Monica”, per prendere una rapida spesa. Lei dettava la lista da casa, comodo. Fornendosi tra l’altro di preservativi nel distributore automatico sotto lo sguardo di un bel fusto, e questo lo decise lui da solo. E si divertì perversamente a flirtare, facendo cadere una s**tola di “Hatù stimolanti per lei” facendoli raccogliere al giovane galante che ora la seguiva eccitato, e finì ad invitarla, manovrata da Mario, ma civettuola come suggeriva da casa Monica, accettando un cocktail al bar.
Accettato da questo sconosciuto il drink, che fece troppo effetto, si divertì a provocarlo e a ridere con questo, esclamando poi che “accidenti! Ora non sarei riuscita a guidare!” Ed era vero, “Monica” non stava in piedi. Sorretta ed abbracciata dal prestante ragazzo chiese: “..Mi accompagni … hic! aaa casa?”
“Perchè no” rispose contento, e si fece portare a casa con la loro auto da questo. Aperta la porta e presentato al “marito”, che l’aspettava nell’atrio, con sorrisi tra la coppia per l’espressione di delusione dell’accompagnatore arrapato. Che fu subito compensato dalla richiesta indecente del “marito”, complicemente consenziente a salire con lei in camera, invitandolo a scoparsela in due. Mario nel “corpo di Monica” ancora sotto l’ebbrezza dell’alcool si spogliò barcollante ed eccitato, imitando la peggior spogliarellista, ed iniziò a fare un rapido pompino al suo corpo, mentre Monica, sorridendo dentro al “corpo di Mario” e godendogli presto in bocca davanti ad un’allupato ospite, che pur sorpreso si spogliò in fretta, gli disse “porcona che sei cara la moglie mia!” E con un “Vuoi favorire?” rivolto all’ospite. Il giovane stallone, messo il preservativo che il lui offrì, la prese a pecora. Sesso sfrenato, che continuò poi con Monica che tornava alla guida di se stessa cavalcando il sesso del marito, mentre offriva in questa posa le terga all’amante che la violava contemporaneamente da dietro.

Potevano scambiarsi a piacere mentre erano in contatto di pelle, senza che nessun’ altro attorno capisse quello che capitava, e potendo leggersi nel pensiero per raddoppiare il piacere, scambiarsi nella foga e questo fatto li rimise subito all’opera, dopo aver chiamato un taxi e salutato l’amante con la promessa di rivederlo presto quando voleva. Al lavoro; il loro ritmo era super, nessun tempo morto.
Diabolici progettavano. Il piano era nato ed architettato in tutti i dettagli nella loro doppia e veloce mente analitica, e concepito nella lucida rabbia era pronto: potevano spillare al porco che li aveva licenziati ancora parecchio denaro, e l’arma per costringerlo era la prova che avevano addosso.
Infatti ora sembravano avere almeno una dozzina d’anni di meno, ma con la forza e la vitalità di due ventenni! Dopo essersi cambiati e sistemati, Mario si portò nel “corpo di Monica” chiedendo di poter guidare, questa volta in agili scarpe da tennis, e passarono davanti alla villa, dove vedendo le poche guardie del corpo avevano capito che il padrone non era a casa.
Parcheggiando l’auto in uno spiazzo libero poco distante, dal quale si poteva vedere chi entrava nel grande cancello, si misero in attesa. Mario nel “corpo di Monica” gli comunicò che gli piaceva da matti avere tutte le sensazioni da donna, le gambe scoperte, la gonna, le eccitanti mutandine di seta, ed iniziarono ad baciarsi. Con il suo pensiero le comunicò che gli piacevano tutte le sensazioni del corpo di lei, ora, mentre prima la solo idea di avere un uomo vicino lo infastidiva, il suo stesso corpo, l’odore di maschio lo attiravano perversamente. Per lei era diverso, pur godendo e sentendo gli impulsi forti da uomo, lei non amava le donne. Ma era sopraffatta dal desiderio di scopare! Aveva bisogno fisico di svuotarsi i testicoli dolenti! Stava tramontando il sole, la fresca serata estiva invitava a tenere i finestrini aperti e i due si lasciarono andare a qualche effusione lasciva di troppo. Aperti i pantaloni, esposti i gioielli, il cazzo era in tiro. La bionda testa si abbassò presto tra le gambe di lui, che si era messo comodo nel sedile più libero. Aveva iniziato prima a pesare le palle piene, poi a segarlo, tenendolo in mano. Ora poteva succhiarlo pur scomodamente. Fuori nell’oscurità un pensionato, uscito da una casa vicina per fumarsi una sigaretta, aveva notato i due amoreggiare nell’auto. Monica disse piano “Ci vedono!!!” e la silenziosa risposta fu “… meglio è più eccitante, c’è l’hai duro come una roccia, ed io mi diverto, non potevo immaginare che gusto provavi a farlo” Telepaticamente informato dell’avvicinare del guardone, Mario nel “corpo di Monica” aveva con una mano scoperto un suo seno e con in bocca il cazzo di Monica nel “corpo di Mario” ci davano dentro soddisfatta, grugnendo e lappando.
Il guardone passato dietro l’auto si era avvicinato per meglio vedere la scena, e gettata la cicca, aveva iniziato prima a toccarsi e poi a masturbarsi nel buio, sempre più vicino al finestrino, fino a che una mano di donna uscì dal finestrino, con un cenno di invito.
“Che fai pazzo!” “Ma dai che ti diverte.” “No!” “Si!” “No!” “Dai! gli diamo una mano al vecchietto guardone, tu goditi la mia bocca e sorridi” “che bello, tra poco ti vengo in gola, si dai!” “uhmmm” “Guarda che ne arrivano altri”.
“…meglio, più cazzi ci sono e più mi diverto, qui nessuno ci conosce! Ci facciamo una bella orgia? E la faccenda mi arrapa da morire!” Con una calda sensazione Mario si trovò la bocca di Monica piena di caldo seme, che fece fatica a trattenere. Non puoi negare che ti è piaciuto, senti che sborrata! Pensò di spostarsi ma invece leccò avidamente il succo di Monica e il suo uccello per non sporcare troppo l’auto. Questa giustificazione, almeno inizialmente. Ma poi lo fece per il piacere dell’atto e del sapore, mentre eccitato dalla scena pure l’arzillo vecchietto stava godendo masturbato dalla mano della troia infoiata. Nel buio dell’inizio serata, come spuntati dal bosco retrostante, altri due guardoni si stavano ora masturbando fuori dall’auto, senza dire nulla, quasi ad aspettare il turno, con il biasimo eccitato di Monica nel corpo di lui, mentre, come atterrita e bloccata vedeva passiva il suo corpo prima aprire la porta e spogliarsi di più, e poi uscire per inginocchiarsi davanti ai due sconosciuti, che sembravano non aspettare altro. Sentiva che lei restava bloccata a guardare, e questo eccitò ancor più il demone nel corpo di lei a s**tenarsi fuori dall’auto, a masturbarsi e a succhiare due cazzi in contemporanea. Un altro guardone si era stranamente fermato davanti al finestrino aperto dell’uomo, seduto in auto a vedere e godersi la scena: “adesso ti faccio sentire io come so fare” pensò. Dimentica di essere su un corpo da uomo, svegliandosi eccitata dal torpore, con la mano sporta aprì la zip al pantalone che occupava lo spazio davanti al finestrino di Mario e prese l’asta calda trovata. Avvicinò la bocca alla patta ormai spalancata, inghiottendo e pompando. Un’altro rapido ingoio, ma non era una gara, ma un godimento puro e condiviso. Soddisfatto e sparito pure questo cazzo sconosciuto, non restava che guardare la scena. Era spuntato pure un robusto personaggio, che vedendo la bionda, ormai quasi nuda con solo la gonna arrotolata in vita chinata a sbocchinare i due, con le dita libere infilate nella figa a sgrillettarsi il clitoride, si avvicinò rapido e furtivo, con forza girò la donna dalla bocca occupata e la prese alla pecora quasi con violenza, mentre il “marito” ormai inerte guardava il gruppo mugulare e divertirsi.
Rapidamente e all’improvviso l’amplesso bestiale cessò con la fuga degli uomini per l’arrivo di una sirena che squarciò il silenzio della notte. Era arrivato a casa, con due volanti di scorta, l’atteso ospite della villa. La coppia si ricompose. E partì in auto fingendo un largo giro, per tornare rivestiti e sistemati davanti al cancello, dopo aver mentalmente discusso sulla pazzia delle loro azioni, che entrambi avevano scoperto interessare ed intrigare le loro menti come non mai!
Il robusto personaggio, adocchiando torvo la donna chiese alla coppia il motivo della visita, e lei languida rispose: “Dai bello, adesso facci entrare tu, che dobbiamo parlare con il tuo capo!”
Fu abbastanza difficile convincere S.B. a riceverli e che erano loro, i due coniugi Curi scaricati dal laboratorio due giorni prima. Appena riconosciuti a stento, e capito il motivo, il vecchio fu entusiasta di sentire la storia, che i due limitarono alla parte appariscente e fisica.
Avevano infatti studiato velocemente procedura, dosaggi e tutta la pratica, spacciata per ringiovanente, ma per permettere uno scambio che non doveva, secondo i loro calcoli portare a fortificare e rendere simile a loro, il vecchio maiale. Non lo meritava di certo!

Prese le chiavi del laboratorio, fece fretta ai due: che però rallentarono dicendo: “Calma. Non esser precipitoso, la trasformazione va preparata, dosata, a digiuno, e serve una giovane donna”. “Certo, più e giovane meglio è.” Il vecchio consigliò una nipote africana, che aveva in casa, già pronta sul lettone: tale Ruby.

“Prima, ci firmi qualche assegno, e una liberatoria, e ci dai pure la nostra liquidazione in contanti, anticipata!”

“Tutto, vi do tutto quello che volete! Cribbio!” Eccitato da quanto vedeva, il vecchio puttaniere si convinse.

Quel loro piano era diabolico: arrivati al laboratorio deserto, il padrone aprì e ridiede energia al macchinario. Quando tutto fu pronto la giovane ingenua seguì il padrone S.B. dentro quel tubo, entrambi nudi. Lui era impaziente, e con la mano sulle natiche di lei sbavava di impazienza.

Non dovevano tentare un’amplesso? I due ricercatori si guardarono ridendo tra loro, e fecero partire la sequenza, che scosse come una lavatrice in centrifuga l’apparecchiatura, e fece vibrare il tubo giallo con dentro le due vittime, che ora urlavano!
Ben presto, dopo almeno un quarto d’ora di grida inumane i due complici genialmente interrompevano la fase. Abbondantemente prima del tempo della loro interruzione per calo di energia, ma concentrando la loro forza mentale per ottenere lo scopo che si erano preposti.

Finito il lavoro, staccarono completamente l’energia, senza lasciare che come nel loro caso un black out lento, ma fu proprio un’interruzione volutamente improvvisa, che spalancò le porte del tubo.
Silenzio.

Ne uscì una nuvola di fumo pestilenziale, diradata la nebbia si potè vedere un movimento incerto di un solo corpo: la Ruby, barcollante, intontita, con pelle avvizzita e tutta impiastricciata di pezzi cadenti di gel di silicone e cerone rosa, che vedendosi tutta rughe con i seni cadenti, i capelli arruffati come serpi impazzite, esclamò isterica e la voce di una vecchia strega:

“Ma cribbio! Mi consenta!
Non è questo quello che avevo desiderato!”

FINE

Sal – Mil. Gio. marzo 2015

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